Quando parliamo di ritardo del linguaggio? Esso è sempre irreversibile?
L’espressione “ritardo del linguaggio” indica bambini che, senza presentare particolari deficit uditivi, cognitivi e relazionali, sviluppano il linguaggio in ritardo rispetto alla media generale. L’età normale in cui i bambini iniziano a dire le prime parole è tra i 12 e i 18 mesi; nei bambini con ritardo del linguaggio, invece, le prime parole vengono pronunciate dopo i 18 mesi e per questo vengono definiti parlatori tardivi. L’area più colpita è, solitamente, quella dell’espressione, mentre di norma capiscono ciò che viene loro detto, ossia l’area della comprensione è più sviluppata.
L’età dei 3 anni rappresenta uno spartiacque tra un parlatore tardivo e un bambino con un probabile disturbo del linguaggio. Quindi, dopo i 3 anni, le possibili evoluzioni di un ritardo del linguaggio sono due:
– Recupero spontaneo del ritardo linguistico senza necessità di trattamento specifico. In questo caso si parla anche di bambini che sbocciano in ritardo.
– Permanenza di un disturbo del linguaggio. In questo caso, sarà necessaria una valutazione più approfondita per accertare se si tratta di un Disturbo Specifico di Linguaggio o se le difficoltà riscontrate possono essere ricondotte ad altra natura (disturbi emotivi, cognitivi o comunicativo-relazionali).
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Consigli
Il ritardo del linguaggio può rallentare l’apprendimento; pertanto, se non trattato in modo tempestivo, può anche ledere il rendimento scolastico del bambino. L’opzione migliore è recarsi da uno specialista ed effettuare gli esami pertinenti.
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